Dal 31 ottobre al 3 novembre, alla scoperta delle bellezze artistiche e delle tradizioni dei borghi del messinese.
Montalbano Elicona
“Mons albus”(monte bianco): così venne definito Montalbano Elicona dai latini. Il borgo, che si aggiudicò nel 2015 il primato tra i borghi più belli d’Italia, è sormontato da un’altura sulla quale si erge imponente l’antico castello, icona della cittadina. Dolcemente incastonato sui monti Nebrodi, vi permetterà di estasiarvi con le immagini fiabesche di pascoli, boschi e altipiani, il tutto immersi in un’aria vivamente medievale che ancora impregna ogni singolo angolo della borgata. Il castello si erge maestoso su un’altura al centro del borgo. Venne edificato, così come oggi lo vediamo, nel 1300 circa, a 900 metri di altezza, con scopi puramente difensivo-militari e rientra all’interno del progetto di Federico II di dare alla Sicilia dei punti di difesa del territorio circostante. Il castello di Montalbano, infatti, dominava sull’intera vallata. Negli oltre otto secoli di storia il castello si è visto dimora di sovrani normanni, aragonesi e spagnoli. La Chiesa madre del borgo è dedicata al patrono del paese, ovvero San Nicola. Risalente al XII secolo, fu adibita al culto da Federico II e godette dell’aggiunta del campanile solo in seguito, nel 1645. Negli anni ‘90 venne consacrata in onore della Vergine Assunta e elevata al titolo di Basilica minore da Papa Giovanni Paolo II. Di meritata attenzione è il dipinto raffigurante l’Ultima Cena.
Non solo storia e tradizione; visitare Montalbano vuol dire anche lasciarsi travolgere da quella sensazione di leggero romanticismo che ogni suo scorcio regala. Il più affascinante punto dal quale ammirare il borgo è senza dubbio il noto Belvedere Portello; da qui infatti potrete godere di una vista panoramica sulla cittadina e il litorale tirrenico con le isole Eolie che fanno da sfondo.
Tra i tanti prodotti locali del messinese, è consigliato assaggiare gli insaccati del suino nero dei Nebrodi, autoctono di Sicilia, l’ottimo formaggio locale quale il maiorchino e la provola dei Nebrodi, un caciocavallo prodotto con latte vaccino crudo e caglio d’agnello o capretto. Unica provola a subire il processo di stagionatura, famosa per le sue dimensioni che possono anche raggiungere i cinque chilogrammi di peso. Le provole, inoltre, vengono anche spesso presentate sotto forma di figure di animali e vengono chiamate in questo caso “i cavalluzzi di tumma”.
Milazzo
Fondata dai Greci nell’VIII sec a.C., Milazzo è stata protagonista dell’omonima battaglia nel luglio del 1860. Domina la località il Castello di Federico II, una fortezza compresa nell’ampio recinto delle mura spagnole.
All’interno della città fortificata si trovano il cinquecentesco Palazzo D’Amico, che al piano nobile ospita alcuni cimeli risorgimentali appartenuti a Giuseppe Garibaldi, e il Duomo antico, la cui costruzione iniziò nel 1608. Il Duomo nuovo, oggi cattedrale, risale invece al 1937. Fondata dai Greci nell’VIII sec a.C., Milazzo è stata protagonista dell’omonima battaglia nel luglio del 1860. Domina la località il Castello di Federico II, una fortezza compresa nell’ampio recinto delle mura spagnole.
All’interno della città fortificata si trovano il cinquecentesco Palazzo D’Amico, che al piano nobile ospita alcuni cimeli risorgimentali appartenuti a Giuseppe Garibaldi, e il Duomo antico, la cui costruzione iniziò nel 1608. Il Duomo nuovo, oggi cattedrale, risale invece al 1937.
Milazzo è un ordito di storia e arte: dalla Necropoli Tardoromana e Protobizantina al Liberty del Villino Greco e di Villa Vaccarino, dal Museo del Mare al Duomo di S. Stefano.
Il folclore qui affiora tra fede e mito.
Messina
Messina (detta anche la Porta della Sicilia) sorge nei pressi dell’estrema punta nord orientale della Sicilia sullo Stretto che ne porta il nome e dal cui porto transitano numerosissime navi da crociera.Le origini risalgono al 750 a.C. allorquando i coloni greci provenienti da Calcide la fondarono col nome di Zancle (dal greco falce per la forma arcuata del suo porto).
Si dovette attendere la conquista della Sicilia da parte dei romani perché Messana fosse proclamata libera ed alleata di Roma. Cicerone la definì città grandissima e ricchissima.
Gli Ostrogoti e successivamente i Bizantini la resero ricca di monumenti. Ma le mire conquistatrici del mondo musulmano prevalsero, fu conquistata dai Saraceni e questo comportò una progressiva decadenza, alcune chiese, come l’Annunziata dei Catalani, vennero trasformate in moschee. Con l’ occupazione dei Normanni la città cominciò a rinascere, le navi dei Crociati facevano scalo nel porto per poi ripartire alla volta della Terra Santa , ma venne colpita da una serie di calamità quali: la peste bubbonica che nel 1743 portò alla morte oltre 40.000 persone, e, nel 1783, da un primo devastante terremoto che provocò 1200 vittime.
Nell’Ottocento Messina, tornò a nuova importanza, ma il 28 dicembre 1908 prima il sisma e poi il maremoto la rasero al suolo.
Purtroppo molte delle opere d’arte e degli edifici realizzati nei secoli sono andati perduti: la città venne ricostruita sulle macerie. Particolarmente cara ai messinesi è la memoria della lettera scritta loro dalla Beata Vergine Maria.
Si narra che S. Paolo predicò il Vangelo a Messina, molti si convertirono e domandarono a S. Paolo di accompagnarlo in Palestina per conoscere la Madonna e chiedere la Sua protezione. Maria li accolse e rispose con una sua Lettera, in ebraico, arrotolata e legata con una ciocca dei suoi capelli. In essa lodava la loro fede, diceva di gradire la loro devozione ed assicurava loro la sua perpetua protezione.
Così termina la Lettera: “Vos et Ipsam civitatem benedicimus”, ovvero “Benedico voi e la vostra città”.
La Madonna della Lettera è la patrona della città.
Non si può non menzionare il “recente” campanile del Duomo (inaugurato nel 1933) a seguito della demolizione della torre campanaria del 1863 perché pericolante. E’alto 60 metri ed è considerato il più grande orologio astronomico del mondo.
Esso, su più livelli che rappresentano la storia religiosa e civile della città.
Molte sono le figure allegoriche quali i giorni della settimana, le quattro fasi della vita, alcune scene bibliche, le statue di Dina e Clarenza , la statua di un leone di bronzo che a mezzogiorno ruggisce.
Quotidianamente poco dopo mezzogiorno si può udire per tutta la piazza e nelle zone adiacenti l’ Ave Maria di Schubert.